Risarcimento danni da emotrasfusioni infette
Gli studi statistici e le ultime inchieste giornalistiche parlano di circa 100 mila persone ammalatesi – e molte di queste purtroppo anche decedute – a causa delle patologie contratte, in particolare HIV, epatite b, epatite c, a seguito della somministrazione negli ospedali italiani di sangue ed emoderivati infetti.
Si può parlare senza dubbio di una vera e propria strage di Stato. Infatti sia il Ministero della Salute che le struttura sanitarie tra gli anni ’70 e ’90 hanno omesso di effettuare i dovuti e necessari controlli sul sangue e sui suoi derivati somministrati ai pazienti.
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Medici dirigenti: recupero ferie e riposi non goduti
Nel febbraio 2014 l’Italia è stata deferita davanti la Corte di Giustizia Europea per la mancata applicazione della direttiva 2003/88 al personale medico dirigente del Servizio Sanitario Nazionale. La direttiva 2003/88 contiene infatti norme in materia di organizzazione dell’orario di lavoro, al fine di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Nel caso dei riposi non goduti per il personale medico del SSN sarà possibile agire per richiedere il danno da usura psico-fisico dovuta alla mancata fruizione delle ore di riposo riconosciute dalla Direttiva 2003/88.
Risarcimento danni per violazione del diritto dell’Unione Europea
Con la nota sentenza Francovich del 28 maggio 1991 per la prima volta la Corte di giustizia ha precisato che i singoli hanno il diritto di chiedere allo Stato membro il risarcimento dei danni subiti in conseguenza della mancata attuazione di una direttiva all’interno di uno Stato membro.
Oramai sono moltissime le sentenze di condanna dello Stato italiano al risarcimento del danno per inadempimento al Diritto dell’Unione Europea, caso più eclatante riguarda gli specializzandi medici che grazie a questo tipo di azione hanno ottenuto ingenti risarcimenti per il mancato riconoscimento di un’adeguata retribuzione per gli anni di specializzazione.
Risarcimento e stabilizzazione per i lavoratori della P.A.
I precari della pubblica amministrazione o di aziende partecipate dallo stato o altro ente pubblico che hanno prestato servizio presso il medesimo datore di lavoro per più di 36 mesi, anche non consecutivi, con contratti di lavoro a tempo determinato, con lo stesso profilo o per lo svolgimento di mansioni equivalenti possono agire contro il proprio datore di lavoro per richiedere la stabilizzazione del rapporto di impiego, il risarcimento del danno per gli anni di precariato oltre agli scatti di anzianità.
Infatti la sentenza mascolo della corte di giustizia europea nel 2014 ha imposto all’Italia di adottare misure energiche al fine di tutelare i lavoratori e le lavoratrici della p.a. che non abbiano un contratto a tempo indeterminato.
Risarcimento danni per protesi DePuy
Chi ha subito un danno per aver ricevuto l’impianto di una protesi d’anca DePuy ha diritto a essere risarcito. Il “difetto”è da rintracciare nel materiale di produzione di tali protesi. Le protesi d’anca infatti, possono essere costituite da diversi materiali: dal metallo, alla ceramica, al metallo con rivestimento di polietilene.
La DePuy stessa ha suggerito ai medici curanti di sottoporre i pazienti a cui sono state impiantate le protesi ad analisi del sangue per la misurazione di ioni di cobalto e di cromo. Nel mondo i soggetti a cui sono state impiantate le protesi DePuy ASR sono 93 mila, 4.500 in Italia, in oltre 200 strutture ospedaliere. La regione Toscana, con i suoi 808 pazienti, è tra quelle col più alto numero di cittadini impiantati.
Responsabilità del magistrato
È possibile chiedere ed ottenere il risarcimento del danno nei confronti di un magistrato per errore inescusabile dettato da colpa grave nell’esercizio della propria attività.
Vasta eco ha sollevato, ad esempio il caso di una società fiorentina – patrocinata dall’Avv. Pietro Frisani – proprietaria di noti ristoranti in città che era stata dichiarata fallita per un credito di circa due milioni di vecchie Lire, con una notifica della convocazione innanzi al tribunale nulla e pertanto si era ritrovata fallita senza sapere alcunché di tali circostanze.
Il tribunale di Firenze ha dapprima annullato la sentenza di fallimento confermando l’errore dei giudici della sezione fallimentare e successivamente il Tribunale di Genova ha dichiarato sussistente la grave negligenza per errore inescusabile dei medesimi giudici, aprendo il campo al risarcimento di diversi milioni di euro.